C. è una bellissima bambina di 8 anni che ha dovuto subire un intervento chirurgico di ben 13 ore. I chirurghi hanno dovuto rimediare ad una situazione molto seria adottando una procedura che non era prevista. Al suo risveglio, C. si è accorta della ileostomia che le è stata applicata e non è stato facile agire sugli aspetti emotivi e psicologici legati al cambiamento del corpo, all’accettazione dell’immagine di sé, alla probabile difficoltà ad adattarsi a questo mutamento. La medicazione quotidiana è stata molto dolorosa per quasi un mese, e la nostra educatrice la incoraggiava e alla fine le consegnava un premio. E’ stata una ripresa lenta e difficoltosa, con delle regole severissime sull’alimentazione, piena di rinunce e mancanze. C., grazie anche al nostro supporto, ha poi ripreso a giocare e a voler fare i lavoretti con la pasta di sale. C. però aveva vergogna nel mostrare il sacchetto contenente le feci e non appena la mamma, per controllare colore e consistenza, sollevava la sua maglietta e il lenzuolo, C. abbassava subito la maglietta per coprire quel “corpo estraneo” attaccato alla sua pancia. Spesso dal sacchetto provenivano rumori che la imbarazzavano, così l’educatrice ha inventato un gioco: a ogni rumore veniva abbinato un verso di animale che poteva averlo prodotto, facendo ridere C. Ma come sarebbe stato il suo rientro a scuola, come i suoi compagni di classe avrebbero potuto accoglierla con la speranza che questa sua nuova condizione non diventasse motivo di umiliazioni o derisioni? Ecco che la nostra educatrice le ha proposto la fiaba “L’incredibile storia di Lavinia” dove una piccola fiammiferaia ottiene da una fata un anello che ha il potere di trasformare tutto in cacca. Leggere una storia in cui si affrontava un tema che la metteva a disagio con umorismo poteva essere un modo per sdrammatizzare. Nonostante fosse una storia abbastanza lunga, C. ha voluto terminarla in un pomeriggio per conoscere il finale. Probabilmente C. dovrà subire altri interventi nei prossimi mesi, ma intanto ha espresso il desiderio di voler andare a Gardaland quando sarà guarita e di poter mangiare una bella pizza.
Gioco, creatività, fantasia, narrazione sono gli strumenti con i quali aiutiamo un bambino a superare le difficoltà della malattia. Noi siamo sempre in reparto, accanto ai piccoli che hanno bisogno.